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Pedro Fernández (Murcia 1480-? 1521)
La visione del beato Amedeo Menez de Sylva
1513-1514 ca.
olio su tavola
cm 277 x 320
Palazzo Barberini
Inv: 3574
Sullo sfondo di un paesaggio montuoso dai grigi delicati, l’arcangelo Gabriele si rivolge all’anziano frate inginocchiato ai suoi piedi. È il beato Amadeo de Menes Sylva (1420 circa-1480), asceta di origine spagnola, confessore di papa Sisto IV e fondatore della Congregazione degli amadeiti, francescani di rigida osservanza installati a Roma sul Gianicolo, nel convento di San Pietro in Montorio.
Quella che vediamo è la trascrizione pittorica di una delle visioni mistiche che caratterizzarono il percorso spirituale del frate, che ne narrò nel trattato profetico Apocalypsis Nova.
Come si può notare, il poderoso podio a gradoni sospeso in cielo esprime una gerarchia secondo cui gli arcangeli, posti sul secondo anello, sono inferiori a Maria e Gesù ma superiori ai santi. Il religioso francescano, infatti, sosteneva la tradizione dei sette arcangeli – mai pienamente riconosciuta dalla chiesa cattolica – usciti vittoriosi dalla guerra contro Lucifero. In questo caso noi ne vediamo sei perché, come già accennato, Gabriele è accanto al beato a fargli da guida durante la visione.
L’artista, Pedro Fernández, si pone al centro di una complessa rete di rimandi culturali e “professionali”: fondendo nella sua visione artistica elementi della cultura d’origine ispano-fiamminga e lombarda, a Roma arricchì il suo stile nel rapporto con Raffaello e con Bramante, col quale condivideva un legame con i francescani amadeiti di San Pietro in Montorio, e di cui cita in certo modo le architetture del Tempietto.